Melissa: proprieta' e benefici.

martedì 16 giugno 2015

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La melissa (Melissa officinalis) è una pianta dalle ottime proprietà calmanti e sedative. In fitoterapia viene utilizzata soprattutto per la preparazione di tisane, soprattutto sotto forma di infuso o di decotto. Se non avete la possibilità di raccogliere la melissa fresca, potete acquistare la melissa essiccata in erboristeria. Cresce come pianta spontanea nei prati e in campagna ma allo stesso tempo la melissa è facile da coltivare sia in vaso che in giardino. In primavera e in estate potrete raccogliere le sue foglie da essiccare per l'inverno e per l'autunno, stagioni in cui la tisana alla melissa è considerata utile per prevenire il raffreddore.

Proprietà e benefici della melissa

La melissa è considerata una vera e propria erba del relax, come la passiflora, la malva e la camomilla, utile per preparare tisane rilassanti in caso di ansia, agitazione e preoccupazioni. La melissa gode inoltre di ottime proprietà calmanti e sedative, utili in caso di tosse, raffreddore e influenza. Un aspetto importante dell'assunzione della melissa sotto forma di tisana riguarda la sua capacità di contribuire ad abbassare la febbre e ad eliminare le tossine in eccesso intrappolate nell'organismo.


Le proprietà rilassanti della melissa permettono di utilizzarla sia per preparare delle tisane per riuscire a dormire meglio e per combattere l'insonnia, sia di realizzare dei cuscini di erbe che favoriscano il buon sonno, ad esempio potrete abbinare la melissa essiccata ad altre erbe e piante officinali tra cui troviamo la lavanda, la camomilla, il rosmarino e il timo per la preparazione dei vostri cuscini aromatici, balsamici e rilassanti.

La melissa viene consigliata in particolare in caso di ansia, soprattutto quando genera somatizzazioni a livello del sistema gastrointestinale. La melissa infatti agisce come antinfiammatorio e antispastico ed è in grado di alleviare disturbi come nausea, indigestione, crampi addominali ma anche dolori legati al ciclo mestruale.

Inoltre la melissa è utile in caso di mal di testa grazie all'olio essenziale presente nelle sue foglie, che è in grado di calmare e rilassare il sistema nervoso ma anche i muscoli. Infine, l'assunzione dell'infuso di melissa viene consigliata dopo i pasti per aiutare la digestione e ridurre i sintomi della gastrite. Potrete utilizzare le foglie fresche di melissa anche in cucina: aggiungete la melissa alle insalate per godere delle sue proprietà digesitve.

Come preparare una tisana alla melissa

Per preparare una tisana alla melissa sotto forma di infuso calcolate di utilizzare 1 cucchiaino di foglie di melissa essiccate per ogni tazza da 250 ml di acqua calda. Versate la melissa essiccata in ogni tazza e coprite con acqua calda. Lasciate in infusione per 5 minuti e filtrate. Se occorre, dolcificate a piacere.

Se volete preparare una tisana alla melissa sotto forma di decotto, quindi utilizzando la melissa fresca, vi serviranno due cucchiaini di foglie di melissa tritate ogni 250 ml d'acqua. Portate ad ebollizione l'acqua con le foglie di melissa fresche, lasciate sobbollire per 5 minuti, filtrate e versate.

Per rendere più gradevole la tisana alla melissa potrete aggiungere qualche goccia di succo di limone oppure scegliere un dolcificante naturale, ad esempio miele o sciroppo di agave. Potete bere 1 o 2 tazze di melissa al giorno.

La tisana alla melissa è consigliata in caso di stress, insonnia, agitazione, influenza, raffreddore, dolori addominali e mal di stomaco.
- From GreenMe Marta Albè -

Faccio sempre gli stessi errori, perchè?

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L’uomo sbagliato, l’amico approfittatore, il lavoro che opprime: quando ci ricaschi non combattere ma guarda dentro di te: e se quegli errori li cercassi tu?

Se un problema si ripresenta come una costante nella nostra vita, è inutile lamentarsi e prendersela con la sfortuna o con il destino cinico e baro. Anzi, la cosa migliore è agire in senso contrario ribaltando la prospettiva: siamo proprio noi, inconsapevolmente, a cercare quel problema! Possibile? Si, perché la nostra anima ci orienta sempre verso la direzione in cui è nascosta la nostra vera identità e solo incontrandola possiamo utilizzare tutte le energie interiori che fino ad oggi non abbiamo sfruttato e realizzare noi stessi. Se dunque la nostra identità si cela proprio in quello sbaglio, è lì che l’anima, inesorabilmente ci porta, fino a che non apriamo bene gli occhi… “Quando potrò finalmente essere felice?” ripetono molte persone, rinviando all’infinito il benessere. Ad esempio Chiara si lamenta delle sue relazioni, sempre sbagliate, che la fanno soffrire,: “Sono troppo generosa, do tutta me stessa, faccio ogni cosa per loro, li amo alla follia e loro invece...finiscono sempre a letto con un’altra!”. È un caso o c’è un senso se incontra solo dei “Casanova”? Non è un caso…

Se ritorna…non è per caso!
Le persone convinte di non poter essere felici fino a quando non avranno risolto “il loro problema” incontreranno continuamente casi simili, cercando “di chi è la colpa” e innescando così conflitti interminabili che avvelenano l’esistenza. Il grande psicanalista James Hillman diceva: “In un certo senso desideriamo i nostri problemi, ne siamo innamorati nella stessa misura in cui vorremmo liberarcene”. Impossibile? Eppure proprio quando sembra che le cose vadano meglio, capita che siamo proprio noi ad “andarcela a cercare”, ed ecco la ricaduta. Uno dei casi più evidenti è quello delle coppie in cui ci si lascia e ci si riprende a ripetizione: “Basta, non ce la faccio più! Lo lascio!”. Passa una settimana ed ecco la telefonata riparatrice. “So che non cambierà mai, che mi farà soffrire. Ma senza di lui non riesco a stare”. Da una parte vorresti liberartene perché ti fa soffrire, ma nello stesso tempo non puoi farne a meno, e appena si allontana lo insegui. Ma perché allora rincorriamo i problemi? La risposta è importante: perché l’anima sa che proprio lì si nasconde qualcosa di essenziale per la nostra esistenza, sa che quel problema racchiude una parte di noi che ha bisogno di essere conosciuta, che magari facciamo fatica ad accettare. Si tratta di una componente fondamentale del tuo carattere con cui hai un conflitto che chiede di essere accolta e ascoltata. Preme da dentro e orienta la vita, mandandoti continuamente in direzioni che ti appartengono, anche se ti fanno soffrire.

Dare voce al proprio sè
Numerose testimonianze di persone che soffrivano affermano che dopo aver riconosciuto “il vero nucleo del problema” che non era altro che interno a se stesse, hanno preso maggior consapevolezza di sé: “ Da quando ho capito che in amore voglio essere io quella che dipende - racconta Viola - ho smesso di cadere come una stupida tra le braccia di uomini che poi si approfittavano di me e della mia buona posizione economica. Ora so distinguere l’uomo…da un parassita!”. Quel che Viola ha compreso è che la persona con la quale il “problema ricorrente” si presenta in realtà non c’entra per niente con quel problema; la lotta è tutta fra te e un lato della tua personalità che neghi ma che ti appartiene e tu “usi” l’altra persona per mettere “in scena” il tuo conflitto! Se tutto questo è vero, vuol dire che gli ostacoli sono preziosi, che ne hai bisogno e che sei proprio tu a cercarli perché lì si celano quelle energie e capacità che aspettano solo di essere scoperte e sviluppate.

I benefici effetti del sale rosa dell'Himalaya

lunedì 20 aprile 2015

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Grotta di sale

Il Giardino di Sale è la prima Grotta di Sale Professionale a Bologna con un dispositivo medico che possiede i requisiti Europei di qualità secondo la direttiva CE 93/42 EEC e la struttura completamente rivestita da Sale Rosa Himalayano naturale certificato, in grado di generare un benessere fisico e mentale.


Il progetto della “Grotta di Sale” è studiata e applicata da illustri medici, come in Inghilterra, dove è stato realizzato un progetto sulla BPCO, riconosciuto dalla Sanità Nazionale (NHS) e mutuabile.

Il dispositivo controlla un impianto di aspirazione per il ricambio d’aria e sterilizzazione dell’ambiente, tra una sessione e l’altra, fornito di un sensore laser che è in grado di misurare 300 volte al minuto il microclima che si ricrea all’interno della Grotta, quindi, l’umidità, la temperatura e le particelle immesse all’interno della stessa.

Il dispositivo medico lavora durante tutto il periodo della sessione per mantenere vivi gli ioni negativi.

Diversi studi hanno dimostrato che la forte esposizione agli ioni positivi nel nostro quotidiano (come cellulari, computer, televisione), oltre all’ inquinamento atmosferico, batteriologico, fumo passivo, pollini, predispongono all’ insorgenza di patologie acute e croniche.

Creando artificialmente nell’aria una ionizzazione negativa, sperimentazione eseguita in alcuni luoghi di lavoro, si è riscontrato una notevole riduzione delle malattie da raffreddamento, quindi, un miglioramento della qualità della vita personale e lavorativa.

Sembrerebbe, quindi, che il deficit di ioni negativi sia un fattore determinante per la mancanza di capacità di concentrazione, di rendimento e che esso sia una delle cause che scatenano disturbi psico-somatici. In caso di mancanza di piccoli ioni negativi favorevoli dal punto di vista bioclimatico, i grandi ioni raggiungono le vie respiratorie.

L’ideale sarebbe comunque poter soggiornare in ambienti correttamente ionizzati. Gli ioni, positivi e negativi, sono nell’aria che respiriamo, ma non tutti sono benefici. Cefalee, irritazioni, allergie, molto spesso sono causate da un’atmosfera molto inquinata: fumo, radioattività, polvere, batteri, virus sono compagni molto graditi agli ioni positivi.
Benefiche invece le molecole d’ossigeno degli ioni negativi (i valori vanno letti al contrario del loro significato originale: positivi = no, negativi = si).

Gli Ioni Negativi puliscono l’aria, favoriscono la concentrazione e il benessere fisico,
costituiscono il meccanismo di pulizia naturale del corpo.


Gli effetti benefici

- Minor tendenza a raffreddori ed influenze.

- Miglioramento del sonno, meditazione e rilassamento.

- Aumento della capacità polmonare.

- Aumento dell’utilizzo delle vitamine B e C.

- Sollievo da allergie e febbre da fieno.

- Sollievo da emicranie.

- Sollievo delle vie respiratorie e del naso.

- Riduzione di intensità degli attacchi d’asma.

- Miglioramento del sistema immunitario.

- Sollievo dal disagio causato da un eccesso di serotonina (“ormone del buon umore” quando il tasso di serotonina nel sangue sale ci si sente nervosi, tesi, depressi) e stamina nell’organismo.

- Sollievo da gola irritata, tosse bronchiale, nausea.

- Normalizzazione di squilibri ormonali.

- Diminuzione dell’irritabilità, depressione e tensione.

- Aumento dell’attenzione.

- Aumento della produttività lavorativa.

- Miglioramento della concentrazione.

- Funzionamento più efficace di tutto l’organismo.

  • Indirizzo: Via Bondi 3 d-e - Bologna
    Telefono: 051 0950383
    E-Mail: info@ilgiardinodisale.com

Per il servizio naturopatico sono presente presso il Giardino del Sale previo appuntamento da fissare al centro.
- Antonella CromoBologna -

L'energia delle emozioni

martedì 14 aprile 2015

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La Medicina Tradizionale Cinese considera che tutte le malattie e le sofferenze fisiche di origine interna nascono dallo squilibrio delle emozioni.


Il Taoismo, la cui filosofia è alla base dell’energetica cinese, individua cinque emozioni primarie collegandole ai principali organi interni: la gioia al Cuore, la collera al Fegato, la paura al Rene, la tristezza al Polmone, il pensiero ansioso alla Milza.

Questa classificazione non è arbitraria, le emozioni si manifestano nel corpo in maniera fisiologica essendo necessarie alla vita e all'equilibrio degli organi stessi, ma possono manifestarsi in maniera patologica creando degli squilibri:
  • il Cuore si apre in un clima gioioso, ma la troppa gioia fa palpitare il Cuore e sconvolge il plesso solare;
  • la collera può essere una valvola di sicurezza per salvaguardare l’integrità del Fegato, ma la rabbia in eccesso lo danneggia;
  • la paura ci stimola ad agire con prudenza conservando l’energia nei Reni, ma se sproporzionata e irragionevole provoca una perdita di liquidi e di energia essenziale;
  • la tristezza favorisce l’interiorizzazione e la sensibilità percettiva utili al Polmone, ma l’eccesso o la mancanza di pianto blocca il petto e intasa le vie respiratorie;
  • la riflessione è necessaria alla Milza per dare forma ai pensieri, ma l’eccesso di preoccupazione provoca disturbi allo stomaco.
Non ci sono quindi emozioni negative in sé, ognuna ha la sua funzione nel garantire e favorire la vita, sono le emozioni eccessive o cronicamente trattenute che fanno nascere le patologie.

L’attività emotiva è vista come una normale risposta fisiologica agli stimoli provenienti dall’ambiente esterno. Entro i limiti normali, le emozioni non causano alcuna malattia o debolezza nel corpo. Tuttavia, quando le emozioni diventano così potenti da diventare incontrollabili, tanto da sopraffare o possedere la persona, allora possono provocare gravi lesioni agli organi interni e aprire la porta alla malattia. Non è l’intensità quanto la durata prolungata o un’emozione estrema, che provocano danni.

Mentre i medici occidentali tendono a sottolineare gli aspetti psicologici dei disturbi psicosomatici, il danno patologico agli organi interni è molto reale ed è di primaria importanza per la guarigione.

Nella Medicina Tradizionale Cinese (MTC) si parla di sette emozioni:
  1. Gioia
  2. Rabbia
  3. Ansia
  4. Rimuginazione
  5. Dolore
  6. Paura
  7. Spavento

Gioia

La gioia si riferisce ad uno stato di agitazione o di sovreccitazione.
Quando si è troppo gioiosi, si disperde lo spirito che non può più essere conservato, afferma il Lingshu (L’Asse Vitale). Tuttavia, in MTC, la gioia si riferisce a uno stato di agitazione o di sovreccitazione (euforia), piuttosto che al concetto più passivo di appagamento profondo. L’organo più colpito è il cuore.
La superstimolazione può portare a problemi di fuoco di cuore, connesso con sintomi quali sensazioni di agitazione, insonnia e palpitazioni.

Rabbia

La rabbia potrebbe portare alla pressione sanguigna elevata. La rabbia, come descritto dalla MTC, copre l’intera gamma delle emozioni correlate, ivi compresi risentimento, irritabilità e frustrazione.
Una stasi di sangue rende la persona incline all’ira. La rabbia sarà quindi in grado di influenzare il fegato, con conseguente stagnazione del suo Qi. Questo può portare alla risalita dell’energia del fegato alla testa, con conseguente cefalea, vertigini e altri sintomi. Nel lungo periodo può portare a pressione alta e può causare problemi allostomaco e alla milza.
È comunemente osservato che le persone rubiconde, “sanguigne”, con il viso arrossato, sono più inclini di altre a improvvisi attacchi di collera alla minima provocazione.

Ansia

L’ansia può bloccare il Qi manifestandosi rapidamente con la respirazione superficiale. Quando ci si sente in ansia, il Qi si blocca e non si muove.
L’Ansia ferisce i polmoni, che controllano il Qi attraverso la respirazione. I sintomi più comuni di ansia estrema sono la ritenzione del respiro, la respirazione poco profonda e irregolare. La mancanza di respiro sperimentato durante i periodi di ansia è comune a tutti. L’ Ansia ferisce anche l’organo accoppiato ai polmoni, il grosso intestino. Ad esempio, le persone iper-ansiose sono inclini alla colite ulcerosa.

Rimuginazione

Troppo stimlo intellettuale può causare pensosità.
In MTC, la pensosità o la concentrazione sono considerate il risultato del pensare troppo o di un’eccessiva stimolazione mentale ed intellettuale. Qualsiasi attività che comporti un eccessivo sforzo mentale, può comportare il rischio di causare disarmonia.
L’organo più direttamente a rischio è la milza. Questo può portare a un deficit di Qi di milza, causando a sua volta preoccupazione e conseguente affaticamento, letargia, e incapacità di concentrarsi.

Dolore

Il dolore che rimane irrisolto è in grado di creare disarmonia nei polmoni. I polmoni sono più direttamente coinvolti da questa emozione.
Una espressione normale e sana del dolore può essere espressa in forma di singhiozzi, che originano nel profondo dei polmoni – respiro profondo ed espulsione dell’aria con il singhiozzo.
Tuttavia il dolore che rimane irrisolto e diventa cronico, è in grado di creare disarmonia nei polmoni, indebolendo il suo qi. Questo a sua volta può interferire con la funzione del polmone, di far circolare il Qi nel corpo.

Paura

La paura che non può essere espressa rischia di portare alla disarmonia nei reni. La paura è un’emozione umana normale e adattativa umana. Ma quando diventa cronica e la causa non può essere individuata e risolta, allora è probabile che porti alla disarmonia.
Gli organi più a rischio sono i reni. In caso di estrema paura, la capacità del rene di trattenere il Qi, può essere compromessa portando alla minzione involontaria. Questo può essere un problema particolare per i bambini.

Spavento

Lo spavento è un’altra emozione non specificamente correlata ad un solo organo.
Si distingue dalla paura per la sua natura improvvisa e inaspettata.
Lo spavento colpisce principalmente il cuore, soprattutto nelle fasi iniziali, ma se persiste per un certo tempo, diventa paura e si sposta ai reni.

Quindi se avete problemi digestivi, respiratori, etc probabilmente vi riconoscerete nell’emozione ad essi associata. Le emozioni fanno parte della vita dell’essere umano e sono perfettamente naturali. Quando però accade l’identificazione con le storie della mente e agli stati emotivi, allora questi che sono oggetti che passano nella Coscienza diventano un soggetto che cresce a dismisura esponenzialmente creando squilibri nella nostra vita e nelle persone attorno a noi. Quando ritorna ad essere chiaro chi è il soggetto (Coscienza) e l’oggetto (emozioni, pensieri) allora tutto riacquista il naturale equilibrio.
- from: Dionidrem -

Pilosella, il super drenante naturale

giovedì 9 aprile 2015

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In gocce o capsule, facilita l’eliminazione di liquidi e tossine, ma è molto utile anche per contrastare la cellulite e la ritenzione di vecchia data.


Un’erba conosciuta da molti secoli

Si tratta è un’erba amara dai caratteristici fiori gialli presente soprattutto nelle zone montane in tutta Europa, segnalata per la prima volta da Santa Hildegarda di Bingen già nel XII secolo come tonico del cuore e diuretico.

Depura i reni e disintossica il fegato

La parte utilizzata è la pianta intera (e possibilmente fresca). Con essa si produce principalmente la Tintura Madre, ma anche l’estratto fluido, l’estratto secco, i decotti e le tisane sono spesso utilizzati per sfruttare le sue proprietà. L’attività principale della Pilosella è diuretica e drenante renale, quindi ideale per combattere la ritenzione idrica e favorire l’eliminazione delle tossine anche in concomitanza di un eventuale sovrappeso (tipico in questa stagione) e di cellulite. In più, esercita anche un’attività antisettica urinaria esplicata da sostanze di tipo cumarinico. Grazie alla presenza di flavonoidi, riduce gli acidi urici, il cui aumento è legato a molti disordini alimentari (come l’abuso di carne). Stimola la produzione e il flusso di bile, potenziando così il lavoro detossificante del fegato.

In gocce o capsule, ecco gli abbinamenti ideali

Gli estratti più comuni della pilosella sono la Tintura Madre (30 gocce 3 volte al dì), l’estratto fluido (3/5 grammi al dì) e l’estratto secco titolato in capsule da 50-100 mg (1-3 cps al dì). La Pilosella si presta ad associazioni che sfruttano importanti sinergie per il nostro organismo. Per potenziare l’azione diuretica abbinatela con Ortosiphon e Gramigna (30 gocce di ogni pianta, anche nello stesso bicchiere). L’eliminazione di tossine e di acido urico è invece favorita dall’associazione con Linfa di Betulla macerato glicerico (50 gocce 2 volte al dì, alternate con la TM di Pilosella). Se vogliamo invece concentrarci sul fegato, sicuramente possiamo scegliere l’abbinamento con il Tarassaco e il Carciofo: preparate una miscela in parti uguali e prendetene 30 gocce tre volte al di. Per riavviare il metabolismo, utilizzate un abbinamento di estratti secchi di Pilosella e Gambo d’ananas in capsule da 50-100 mg (2 volte al dì).
- from: Riza.it -

Superdifese con la noce moscata

martedì 24 febbraio 2015

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Questa spezia di origine indonesiana sollecita le difese e apporta benefici anche all’intestino, con un’azione antinfiammatoria su tutto il corpo.


La Myristica fragrans è un albero tropicale i cui frutti simili alle albicocche, una volta maturi, si spaccano in due svelando al loro interno una noce purpurea da cui si estrae l’olio essenziale di noce moscata. Esportata dagli arabi e originaria delle isole Molucche e dell’Indonesia, questa spezia fu motivo di conflitti in Occidente ove le principali potenze cercarono di aggiudicarsene il monopolio; il suo aroma esotico e inebriante conquistò anche Paracelso che, in epoca barocca, se ne servì per creare il cosiddetto “balsamo nervale”, un unguento usato contro l’astenia fisica. La noce moscata, che oggi viene largamente impiegata in ambito culinario , è in realtà anche una pianta “medicinale”, dalle notevoli proprietà stimolanti, carminative, sedative e immunostimolanti. Per questo può essere una valida risorsa curativa soprattutto a febbraio, quando l’organismo spesso si ritrova “scarico” di difese e pieno di metaboliti e tossine accumulati durante la lunga pausa invernale: il consiglio è di aggiungerla come condimento sui cibi dolci e salati, grattugiandola al momento. Ma anche l’olio estratto dalla noce moscata può essere un valido supporto grazie alle sue proprietà: diffuso negli ambienti combatte le infezioni delle vie aeree e versato sulla spugna (2 gocce), sotto la doccia riattiva le difese della pelle e dissolve anche i dolori ossei tipici dell’influenza.

Combatte i virus gastrointestinali
Le virtù terapeutiche della noce moscata agiscono in modo positivo anche su tutto l’apparato gastrointestinale, che spesso viene coinvolto dal contagio virale: un pizzico di spezia stimola la digestione ma calma anche nausea e vomito, apportando benefici in caso di infezioni dell’apparato digerente. In questi casi si consiglia anche di aggiungere una grattugiata di noce moscata allo yogurt naturale del mattino, in modo da fare scorta sia di probiotici che di sostanze disinfettanti. Bisogna, però, usare questa spezia con parsimonia, non eccedendo con le dosi poiché potrebbe risultare eccessivamente stimolante per il sistema nervoso.

Con “lei” prepari un infuso antivirale
Le proprietà carminative della noce moscata si rivelano utili nei casi di fermentazione intestinale e patologie virali che coinvolgono il tratto digerente. In questi casi si usa come infuso. Aggiungi una spolverata di noce moscata appena grattugiata a un cucchiaino di menta piperita (foglie essiccate) e uno di radice di zenzero grattugiata; lascia in infusione 5 minuti, filtra e bevi.

Utile anche per il massaggio
Quando stanchezza, rigidità e affaticamento muscolare ti espongono a strappi e indolenzimento dei tessuti, un massaggio con olio essenziale di noce moscata può tonificare i tuoi muscoli arrecandoti sollievo. Versa 8 gocce del suo olio a in 250 ml di olio di arnica e friziona le zone dolenti effettuando un massaggio circolare due volte al dì.
- from: Riza.it -

Leggere

sabato 3 gennaio 2015

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In nome del padre e della madre. Il legame archetipico tra famiglia e malattia.


Che cos'è la malattia e perché si scatena?

La nuova medicina di Hamer ne ha descritto il decorso e l’innesco dal punto di vista biologico, ma l’essere umano non è solo biologia: è anche e soprattutto psiche. La malattia è sicuramente la soluzione biologica di un conflitto psichico, come afferma la nuova medicina, però essa prende il sopravvento solo quando non possiamo attingere a ciò che ha fondato l’umanità, a ciò che l’ha differenziata per sempre dall'animale esclusivamente biologico che era stata fino ad allora. Sono infatti lo psichismo, la cultura e la creatività a contraddistinguere l’essere umano rispetto a tutte le altre specie.

Insieme alla biologia e a tutto il suo repertorio di soluzioni, la trasmissione ereditaria consegna anche questa tappa fondamentale dell’evoluzione – la scoperta della psiche – perché è stata la più vincente e significativa del nostro percorso. Insieme all'archetipo biologico, dunque, la vita trasmette anche l’archetipo psichico.
Questa risorsa fondamentale viene spesso offuscata o repressa dal modello genealogico che ogni famiglia trasmette ai suoi membri nel susseguirsi delle generazioni.

L’archetipo psichico diventa così un anelito a cui si tende per la propria realizzazione e autenticità, impedite dalla fedeltà inconscia al modello psicogenealogico. Ciò innesca una lotta interiore che deve necessariamente trovare una soluzione: di ciò si incarica quella parte di noi che ha più storia e repertorio di soluzioni alle spalle, la biologia, che interviene però con i suoi mezzi e secondo le sue proprie ragioni – come ha ben dimostrato la nuova medicina. Quello che fa pendere la bilancia da una parte o dall'altra è il sistema familiare, che detta obblighi e divieti di base: l’obbligo di essere una donna o un uomo in un certo particolare modo; il divieto di essere quello che siamo. Questo codice di legge familiare nega e offusca l’autenticità, che altro non è se non la libera espressione dell’archetipo psico-antropologico, che ci costituisce tanto quanto quello biologico. La malattia è dunque il ricorso forzato alla biologia in carenza di archetipo psichico, a causa di una fedeltà inconscia al modello psicogenealogico trasmesso dalla famiglia.

In nome del padre e della madre – Il legame archetipico tra famiglia e malattia indaga ed esplicita tutto questo percorso:

volume I: L’invenzione del padre (origine dell’archetipo biologico e dell’archetipo psichico);
volume II: Contratti firmati col sangue – Il sistema transgenerazionale della famiglia (struttura del modello psicogenealogico familiare);
volume III: Acqua e aria, madre e padre, maschile e femminile – I conflitti biologici come conflitti psicogenealogici (decodificazione psicogenealogica del sintomo).

VOLUME I
L’invenzione del padre

Il primo libro della trilogia dedicata al legame tra famiglia e malattia tratta della nascita di ciò che ci accomuna tutti: come si sono formati ed evoluti il nostro corpo e il nostro cervello – l’archetipo biologico – e come e quando è nata la nostra specificità di esseri pensanti e parlanti, quella che ci differenzia da ogni altra specie – l’archetipo psico-antropologico. La biologia fornisce le migliori risposte ai conflitti che viviamo in base alle soluzioni che ha repertoriato nel corso della sua lunga storia, così come fa la nostra componente psichica, che è però molto più recente ed è inoltre inficiata dalle trasmissioni familiari che si codificano nel corso delle generazioni. La nascita dell’umanità – l’invenzione della psiche – corrisponde alla nascita del padre “responsabile”: una figura completamente ignota alla natura, la quale conosce solo padri biologici che non si occupano dei figli né hanno legami stabili con la femmina.

Col padre nasce anche un rapporto tra uomo e donna che si sostituisce a quello tra maschile e femminile proprio della biologia: nasce la coppia monogamica – anche questa sconosciuta alla natura – e nasce anche la famiglia. Il figlio diventa l’esito di un triangolo edipico – non è più figlio della sola madre – e il maschile e il femminile acquisiscono così un significato in termini genealogici, oltre che archetipici. La successione delle generazioni si struttura in un modello che spesso offusca la grande risorsa costituita da ciò che ha fondato la stessa umanità e il suo successo evolutivo: la creatività, lo psichismo e la parola – vale a dire l’archetipo psichico. Questo diventa un anelito a cui ciascuno tende per la propria realizzazione e autenticità, impedite però dalla fedeltà inconscia al modello genealogico-familiare. Ciò innesca una lotta interiore che deve necessariamente trovare una soluzione: di ciò si incarica quella parte di noi che ha più storia e repertorio di soluzioni alle spalle, la biologia, che interviene con i suoi mezzi e secondo le sue proprie ragioni – come ha ben dimostrato la nuova medicina. La malattia è dunque il ricorso forzato alla biologia in carenza di archetipo psichico, a causa di una fedeltà inconscia al modello psicogenealogico trasmesso dalla famiglia.

Il libro compie inoltre una ricognizione sul fondamento della mitologia culturale, in quanto esito della scoperta della psiche e della sua strutturazione in archetipo. Per le prime culture era necessario proteggere al massimo questa invenzione, collegata alla funzione genitoriale del padre, in quanto aveva strappato l’essere umano all'animalità e costituito il suo successo evolutivo. Di qui origina il patriarcato e la denigrazione-sottomissione del femminile che caratterizza la quasi totalità dei miti fondatori e delle prime civiltà. Un’analisi della Genesi da questo punto di vista ne costituisce il perno, perché la Bibbia è forse l’esempio più significativo della necessità propria delle prime culture di trasmettere la nuova funzione paterna e di evitare la regressione all'istinto e all'animalità, sancito dal quinto versetto dei Dieci Comandamenti, là dove Dio padre si presenta e riassume ciò di cui tratta alla fin fine il Libro: gli errori dei padri si trasmettono su tre o quattro generazioni.

VOLUME II
Come ci condiziona il Modello Familiare
Il sistema transgenerazionale della famiglia

Ogni individuo è costruito dalla sua famiglia tramite linee di trasmissione che gli conferiscono un’appartenenza biologica, antropologica e genealogica al contempo. Biologia e antropologia sono archetipi collettivi che la genealogia fonde e spesso confonde con se stessa, originando un modello cui ciascun individuo deve attenersi a causa del debito di riconoscenza che lega ciascuno ai suoi genitori (perché ci creano e ci accudiscono, ci originano e ci portano a maturità). Questo modello offusca la grande risorsa costituita da ciò che ha fondato la stessa umanità e il suo successo evolutivo: la creatività, lo psichismo e la parola – vale a dire l’archetipo psichico – che diventa così un anelito a cui ciascuno tende per la propria realizzazione, che si scontra col modello psicogenealogico a cui tutti siamo inconsciamente fedeli.

Il secondo libro della trilogia dedicata al legame tra famiglia e malattia tratta del suo funzionamento come sistema che si consolida su un ciclo di tre o quattro generazioni, andando a originare quel modello di maschile e di femminile che impedisce la libera espressione dell’autenticità individuale. Si tratta di teoria e pratica sistemico-relazionale della famiglia dal punto di vista transgenerazionale, volta a evidenziare le leggi e i codici sui quali si strutturano le trasmissioni che costruiscono un individuo: i ruoli e i contratti di relazione che legano una generazione all'altra e a tutte le altre, il modello psicogenealogico cui ciascun individuo sempre si attiene, spesso a suo scapito. Partendo dall'analisi del sottosistema della fratellanza e definendo i ruoli di primogenito, secondogenito, terzogenito, ecc., mettendone in risalto i vincoli sistemici di appartenenza e l’identità proiettiva assegnata loro dai genitori, in base ai loro propri vincoli e proiezioni da parte dei loro propri genitori, che a loro volta li hanno ricevuti dai loro in un processo proiettivo che incede a ritroso fino ai nonni e ai bisnonni, il libro si costituisce come un vero e proprio trattato di psicologia sistemica relazionale transgenerazionale svolto su quattro generazioni, corredato e supportato da un ampio spettro di esempi derivati da circa vent’anni di lavoro pratico e clinico.

VOLUME III
Acqua e aria, madre e padre, maschile e femminile
I conflitti biologici come conflitti psicogenealogici

La vita nasce nell'acqua e si evolve nell'aria, oggi come milioni di anni fa. L’essere primordiale è passato dall'acqua degli oceani ancestrali alle terre emerse e all'aria, così come ancora oggi tutti passiamo dalle acque fetali della madre all'aria del padre. Nell'acqua la riproduzione avveniva per partenogenesi, ovvero per duplicazione cellulare; con l’approdo all'aria si origina invece la differenziazione sessuale in femminile e maschile. L’acqua conosceva solo la madre, dunque, mentre l’aria origina il padre. L’encefalo ha seguito una linea evolutiva parallela: nell'acqua e nel primissimo approdo all'aria il cervello era costituito dal tronco cerebrale e dal cervelletto: il paleoencefalo; con l’aria si sviluppano il midollo e la corteccia cerebrale: il neoencefalo

L’ontogenesi ricapitola la filogenesi: prima nasce il foglietto embrionale interno – l’endoderma – e poi quello esterno – l’ectoderma – con il foglietto medio tra i due: il mesoderma antico (collegato all’endoderma) e quello recente (collegato all’ectoderma). Il paleoncefalo controlla e innerva tutti gli organi derivati dall'endoderma e dal mesoderma antico; il neoencefalo quelli derivati dall'ectoderma e dal mesoderma recente. Se l’acqua conosceva solo il femminile e il paleoencefalo, l’aria sviluppa il neoencefalo e il maschile. Così tutti gli organi derivati dal foglietto embrionale interno e medio antico – apparato digerente-escretore, reni, gonadi, derma, pericardio, peritoneo, pleura, ecc., controllati dal paleoencefalo (tronco cerebrale e cervelletto) – sono di matrice acquatica e dunque femminile. Gli organi originati dal foglietto embrionale esterno e medio recente invece – ossa, muscoli, tendini, cartilagini, midollo osseo, sistema nervoso, epidermide, bronchi, dotti vari, coronarie, cuore, ecc., controllati dal neoencefalo (midollo e corteccia cerebrale) – sono di matrice aerea e quindi maschili. I primi sono “madre” e i secondi “padre”. Ogni problematica inerente questi organi si può dunque classificare come maschile o femminile.

Così i conflitti codificati da Hamer – boccone, autodifesa, autosvalutazione, territorio, separazione – che innescano quella soluzione biologica speciale sensata chiamata malattia, diventano in realtà i prodotti di un conflitto primario col femminile o col maschile, il quale li ingenera proprio in virtù della loro caratterizzazione di genere. Gli organi designati alla metabolizzazione di un conflitto, di conseguenza, non solo non sono casuali perché sono dotati di una matrice embrionale e di un’afferenza cerebrale specifiche, ma sono selezionati in virtù della loro pertinenza “acquatica” femminile o “aerea” maschile. L’ultimo libro della trilogia dedicata al legame tra famiglia e malattia tratta dell’archetipo biologico e dei suoi legami con il sistema familiare transgenealogico, il quale detta un codice preciso di regole cui attenersi per essere uomini e donne, maschi e femmine. Dopo aver specificato la matrice embrionale e le afferenze cerebrali dei singoli organi – così come la nuova medicina di Hamer ha evidenziato – il testo assegna ciascun organo e sintomo alla linea materna e paterna (maschile o femminile) di provenienza, andando così a fondersi con la psicogenealogia sistemica esposta nel libro precedente. Costituendosi nella seconda parte come un dizionario della malattia redatto alla luce della sistemica transgenerazionale della famiglia, all'interno del quale appaiono i conflitti biologici della nuova medicina e i quelli che li originano a livello familiare, il testo diventa anche uno strumento diagnostico fondamentale per capire che le ragioni dei nostri malesseri derivano sempre dal modello di maschile e di femminile che la famiglia ci consegna. Un modello che offusca quel fondamento archetipico che costituisce l’unico ed efficace orizzonte di senso per l’espressione della nostra autenticità, e dunque per la libertà di essere quello che davvero siamo: maschi e femmine finalmente liberi di essere uomini e donne.


Il gioco - Le leggi naturali governano il caso


Manfred Eigen, Premio Nobel per la chimica nel 1967, e la sua collaboratrice Ruthild Winkler hanno voluto con questo libro uscire allo scoperto, esponendo in una trattazione complessa ma comprensibile per ogni lettore veramente interessato una teoria molto audace, basata su ricerche e scoperte di Eigen stesso e di altri (come per esempio Thom e Prigogine) che in questi ultimi anni sono al centro dell’attenzione degli scienziati, anche se non sempre sono filtrate al di fuori della loro cerchia. Questa teoria ha come perno la nozione di gioco: e non già in una o più delle innumerevoli accezioni della parola, ma in tutte, con l’aggiunta di una ulteriore accezione che sottende tutte le altre: il gioco come struttura intelligibile emergente dal divenire caotico, quindi come fenomeno «che ha guidato fin dall'inizio il corso dell’Universo». Gioco, in questo libro, è dunque un «fenomeno naturale», non specificamente umano. I giochi che noi tutti giochiamo sono soltanto la schiuma variegata di un flutto immane di altri giochi, che reggono la natura stessa. Tutto questo apparirà subito affascinante a chiunque, ma con la stessa immediatezza chiunque si porrà la domanda: come sarà possibile tramutare questa bella immagine in osservazione scientifica? Ora, una delle qualità eminenti di questo libro è appunto la estrema concretezza, la sorprendente capacità di applicare la teoria agli ambiti più diversi, di mostrare il gioco in azione ai livelli più lontani della realtà. In queste pagine si troveranno contributi oggettivi altamente specifici, e insieme collegati a una sola teoria generale, nei seguenti campi: teoria dell’evoluzione, economia, demografia, termodinamica dei processi lontani dall'equilibrio, teoria dell’informazione, ecologia, fisica delle particelle elementari, linguistica, musicologia. Non solo: Eigen e Winkler accompagnano questa loro teoria del gioco, cosmica e avvolgente, con la presentazione di una serie di giochi che ciascun lettore potrà giocare: questi giochi permetteranno di constatare in qual senso fenomenologie parallele (la crescita, l’evoluzione, l’equilibrio, la struttura degli acidi nucleici, il codice genetico) sono la conseguenza di caso (cieco) e regole (intelligibili). Via via che si procede nella spirale di questo libro, apparirà in evidenza come la categoria gioco sia in grado di offrire un’analisi più ricca della natura rispetto alla più antiquata (e finora dominante) descrizione in termini di legge (sia pure probabilistica), in quanto riesce a dar conto dell’alternarsi di regolarità e casualità negli eventi – e si avvicina così all'antico sogno di una visione unificata della natura.
- Antonella CromoBologna -